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Dopo l'enorme successo di La bambina che non esisteva, un'altra grande storia di infanzia negata. Una storia vera, commovente e indimenticabile. Un turbine di tormenti e conflitti. La storia della lotta disperata di una bambina per riappropriarsi del destino.
Era il primo giorno di scuola.
«Come ti chiami?» chiese l'insegnante.
«Emma» risposi.
«E poi?»
E poi cosa? Non capivo. Restai muta.
Le altre bambine ridevano, prima sommessamente, poi fragorosamente.
L'insegnante prese a scorrere il registro. Andò per esclusione. «Forse sei questa: La Spina» disse.
Fu così che seppi il mio cognome.
Sua madre - una donna fredda, che lei ha visto solo in tre occasioni - ha partorito e abbandonato undici figli. Emma è la decima. Trascorre la sua infanzia in collegio, un luogo di deprivazione e di autentico terrore. La vita delle bambine è completamente contingentata e del tutto priva di amore, di un qualsiasi gesto di affetto. Alle violenze e alle punizioni
corporali si aggiungono più sottili tormenti e vessazioni psicologiche.
Nell'istituto - i famigerati "collegi" menzionati a mo' di spauracchio a generazioni di bambini - le bimbe non hanno alcun contatto con l'esterno. Sono mille silenzi. Giunta ai diciotto anni, Emma si ritroverà d'improvviso in mezzo alla strada, con i soli vestiti che ha addosso, ad affrontare una vita non meno dura. Una memoir indimenticabile, che commuove, indigna, colpisce al cuore.